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Secondo quaresimale sulla Confessione: mediante il ministero della Chiesa il perdono e la pace.

26/2/2018

 
Era veramente pungente il freddo lunedì sera 26 febbraio. Nonostante ciò un gruppo di fedeli si è ritrovato alla chiesa dei Mortini per la seconda catechesi quaresimale. La dimensione ecclesiale del peccato il tema proposto dal parroco don Calvi. Partendo da due domande la riflessione si è arricchita di Parola e immagini. Perché per confessare i nostri peccati e vivere l’esperienza della misericordia del Padre è necessario andare davanti ad un prete? Cosa significa professare nella fede la Chiesa una e “santa”? Ogni volta che il cristiano professa il Symbolo della propria fede attesta che la Chiesa è una comunità santificata anzitutto perché Dio l’ha voluta così, come espressione della sua presenza in mezzo agli uomini. La letteratura neotestamentaria propone a questo riguardo un ricco campionario di immagini per definire il rapporto di Cristo con la Chiesa. Essa è la Sposa di Cristo, il Popolo di sua conquista, il Corpo di cui egli è il Capo ma anche il Tempio della sua gloria. La Chiesa è dunque “santa” prima ancora della santità personale dei suoi membri. Inoltre la Chiesa è santa perché attraverso di essa il popolo fedele riceve gli strumenti per la propria santificazione: la Parola e i Sacramenti. Commentando la parabola della zizzania e del buon grano di Matteo, quindi, don Massimo ha sottolineato che i figli di Dio sperimentano anche la loro fragilità e il peccato. Alcuni esempi hanno chiarificato cosa significhi macchiare con la propria colpa personale il volto intero della Chiesa. Il fedele praticante che si nutre di pettegolezzo e di giudizio, il cristiano che in maniera conclamata nutre rancore e astio per il fratello, il credente che senza riguardi sfrutta indebitamente badanti o non si cura del genitore anziano, il ministro che commette gravi mancanze. Questi limiti, ma anche il peccato più intimo e riservato contribuiscono non poco a macchiare il volto della Chiesa santa. È per questo che si rende necessaria la mediazione di un ministro ordinato. Perché è necessario riconciliarsi anche con la Chiesa.  Nei primi secoli del cristianesimo questa prassi era resa assai visibile dall’iscrizione all’ordine dei penitenti cui faceva seguito, dopo un cammino penitenziale, la riammissione pubblica alla comunità credente ad opera del Vescovo. Ora questo avviene in forma più discreta. Nella segretezza del confessionale. Sacramentalmente. Non a caso la formula assolutoria recita: Dio Padre ti conceda mediante il ministero della Chiesa il perdono e la pace.
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