Questa legge cerca di immaginare come, un paziente oggi in buona salute, possa ritrovarsi domani in condizioni di malattia; e chiede di decidere oggi, in salute, che terapie vorrà o non vorrà accettare nel momento in cui si troverà malato. In questo modo il soggetto coinvolto potrebbe correre il rischio di trovarsi “intrappolato” da una disposizione rilasciata precedentemente, in un momento diverso da quello in cui la disposizione stessa diventa efficace. Il problema è questo: si può decidere oggi per domani?
Questo provvedimento, spiega ancora il dott. Emiliani, “introduce una fenditura nella tutela del diritto alla vita”, che è il primo passo verso un piano inclinato che ha condotto a un aumento esponenziale dei casi di “dolce morte” in paesi come Olanda, Gran Bretagna e Belgio. Un ulteriore passaggio pericoloso, ha aggiunto, è quello sull’alimentazione e l’idratazione artificiali: sono sostentamenti vitali di base o sono una terapia che il paziente può decidere di sospendere? Tutto si gioca sulla differenza tra i concetti di terapia e di cura. Se la prima esprime l’insieme dei presidi e dei rimedi per curare una malattia, la seconda evidenzia l’intenzione di farsi carico del malato in quanto persona. Ma, conclude il dott. Emiliani, al medico è richiesto di mirare sempre al vero bene del paziente, ricordando che ogni malato porta con sé il valore di una vita unica ed irripetibile, e soffre una paura che condiziona ogni scelta: sentirsi abbandonato.
Nel primo episodio (Mt. 16, 21-24) Gesù annuncia e Pietro reagisce, proprio come farebbe ognuno di noi, allontanando la morte e la sofferenza, ma Gesù lo ricaccia al suo posto e propone ai discepoli, e quindi a ciascuno di noi, di prendere la propria croce e seguirlo, imparando da lui.
Nel secondo episodio di nuovo annuncia la Pasqua (Mt. 17, 22-23) e i discepoli ascoltano e ne sono rattristati, non capiscono perché il loro cuore è indurito, allora Gesù pone in mezzo a loro un bambino come modello perché la conversione significa tornare ad essere come i bambini, puri di cuore, innocenti e docili. Infine nel terzo episodio (Mt. 20,17-27) di nuovo li prende in disparte e spiega loro cosa gli sarebbe successo, per tutta risposta arriva la mamma dei figli di Zebedeo a chiedere per i suoi due figli i posti migliori accanto a Lui nella Gloria. Ciò dimostra come le nostre logiche siano quelle della competizione mentre Gesù ci chiede la compassione, questa è la conversione che dobbiamo fare. Godere solo dell’amore che possiamo dare ai nostri fratelli, cum-patire, patire con i fratelli, soffrire con loro per amore non per una qualsiasi ricompensa questo è il dono più bello di una fede che davvero si incarna nella vita di ogni giorno. |