San Sebastiano
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GIOVEDÍ SANTO: con la lavanda dei piedi è iniziato il triduo pasquale

29/3/2018

 
Suggestivo, emozionate e denso di significato come ogni anno il rito della Lavanda dei Piedi. Con la Missa in Coena Domini sono iniziati Giovedì Santo, 29 marzo, i solenni riti del Triduo pasquale. Erano oltre 300 i partecipanti all’incontro, e più di 30 i bambini che tra qualche giorno riceveranno la Prima Comunione e che per l’occasione hanno occupato il posto dei discepoli durante  la lavanda dei piedi dal Papa. “Fate questo in memoria di Me”. Don Massimo, parroco della comunità, ha richiamo all’attenzione il testamento spirituale di Gesù. Consegnando questo mandato ai sui discepoli, il Maestro li invita non solo a perpetuare il Mistero Eucaristico, ma ad impiegare la vita nella logica del servizio e dell’offerta di sé. Forte anche il richiamo vocazionale. L’abitudine ad avere la presenza stabile di un sacerdote all’interno della comunità parrocchiale non deve essere data per scontata. Urge la risposta di altre giovani vocazioni, che continuino a diffondere con mani consacrate la gioia del Vangelo.

LIBRETTO VIA CRUCIS VENERDI' SANTO

27/3/2018

 
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LE PALME, inizio dei riti della settimana santa

25/3/2018

 
Con la benedizione dei rami d’ulivo e la suggestiva commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme è iniziata anche a San Sebastiano la Celebrazione della Grande settimana Santa. Riti solenni e meditazioni intense da non lasciare privi di contenuto. Non si tratta, infatti di Sacre rappresentazioni cui restare spettatori, ma di misteri che scavano nel profondo e chiedono corrispondenza. In questa Settimana, la Settimana Santa, che ci conduce alla Pasqua, noi andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù. E solo così sarà “santa” anche per noi!

33esima veglia delle palme

24/3/2018

 
Ieri in data 24 marzo, preso il PalaSport della nostra Diocesi è avvenuta la 33esima veglia delle palme rivolta a tutti i giovani della Diocesi. L’evento organizzato dalla Pastorale giovanile era incentrato sul tema della Grazia. Il vescovo insieme ai due seminaristi della chiesa tongolese prossimi all’ordinazione sacerdotale, hanno meditato davanti alla croce i temi che venivano proposti durante l’intera giornata. Uno dei momenti di riflessione è stato rappresentato dalla giovane Francesca Montuori che, dialogando con la madre rifletteva del dono della vita. Il secondo momento di riflessione è stato guidato da Andrea Migliorini che ha stimolato i giovani sulla riflessione del mettersi in relazione con l’altro, poi è stato il momento di Cecilia Botturi e Daniele Carrara, che hanno presentato il tema della relazione di coppia come risposta ad una vocazione. Alberto colombo invece, con un vestito bianco, volendo rappresentare un angelo ci ha provocati sul farci riflettere sulla Grazia della vita e su come usare i doni che ci vengono consegnati per compiere al meglio la nostra vita, seguendo la nostra vocazione. Successivamente c’è stato un momento di adorazione della croce guidato da Andrea Franzini, missionario in Brasile, ci ha presentato delle realtà crude presenti sul posto: dalla deforestazione alla prigione per i minori in alcuni container e sulla violenza di alcuni adolescenti. Dopo il Vescovo ha consegnato dei ramoscelli insieme ad un foglio con le frasi della giornata a tutti i rappresentati degli oratori e dopo la benedizione finale del Vescovo, è succeduto il concerto/testimonianza dei ForJay. È stata una bellissima esperienza della Chiesa Cremonese dove più di mille giovani provenienti da tutta la diocesi si sono riuniti per uno scopo comune: LA FEDE!

DOTTOR EMILIANI: non si può decidere oggi per domani quando si parla di fine vita

24/3/2018

 
Una legge «che incide profondamente sulla relazione fra medico e paziente» ha osservato il dott. Paolo Emiliani nell’intervento tenuto a San Sebastiano per illustrare la legge sulle disposizioni anticipate di trattamento.
Questa legge, entrata in vigore lunedì 5 Febbraio, ha assunto come centrale il principio di autodeterminazione a discapito di quello di indisponibilità della vita. Si comprime il carattere di beneficialità del rapporto medico-paziente in nome del principio astratto del consenso imprescindibile del paziente.
L’utilizzo delle parole scelte, spiega il dott. Emiliani, risulta interessante: quelle che nel codice deontologico vengono definite “dichiarazioni anticipate di trattamento” nella legge diventano “disposizioni anticipate di trattamento”, dando ad esse un carattere di perentorietà e di vincolatività senza precedenti.

Questa legge cerca di immaginare come, un paziente oggi in buona salute, possa ritrovarsi domani in condizioni di malattia; e chiede di decidere oggi, in salute, che terapie vorrà o non vorrà accettare nel momento in cui si troverà malato. In questo modo il soggetto coinvolto potrebbe correre il rischio di trovarsi “intrappolato” da una disposizione rilasciata precedentemente, in un momento diverso da quello in cui la disposizione stessa diventa efficace. Il problema è questo: si può decidere oggi per domani?
Questo provvedimento, spiega ancora il dott. Emiliani, “introduce una fenditura nella tutela del diritto alla vita”, che è il primo passo verso un piano inclinato che ha condotto a un aumento esponenziale dei casi di “dolce morte” in paesi come Olanda, Gran Bretagna e Belgio.
Un ulteriore passaggio pericoloso, ha aggiunto, è quello sull’alimentazione e l’idratazione artificiali: sono sostentamenti vitali di base o sono una terapia che il paziente può decidere di sospendere? Tutto si gioca sulla differenza tra i concetti di terapia e di cura. Se la prima esprime l’insieme dei presidi e dei rimedi per curare una malattia, la seconda evidenzia l’intenzione di farsi carico del malato in quanto persona. Ma, conclude il dott. Emiliani, al medico è richiesto di mirare sempre al vero bene del paziente, ricordando che ogni malato porta con sé il valore di una vita unica ed irripetibile, e soffre una paura che condiziona ogni scelta: sentirsi abbandonato.

DON MASSIMO: la Passione di Cristo è entrata nella nostra vita.

23/3/2018

 
“Desidero ringraziare i giovani della nostra Comunità che ci hanno aiutato a rendere attuale la Parola di Dio nella nostra vita attraverso la via Crucis di questa sera”. Così don Massimo, parroco di San Sebastiano al termine della preghiera di venerdì 23 marzo. Non sono stati sufficienti i 150 libretti della celebrazione distribuiti all’inizio del suggestivo rito penitenziale. Molti i fedeli convenuti per pregare alla vigilia della grande Settimana Santa. Anche gli adolescenti sono stati protagonisti, attorno alla croce o all’interno della quarta icona, quella che paragonava il Sinedrio giudicante ad un gruppo di bulli che senza scrupoli prende di mira una giovane vittima innocente. La casa di Betania è diventato, quindi, il salotto di una casa amica, l’Ultima cena la mensa domestica, Il Getsemani in cui avviene il tradimento la camera nuziale, il cortile in cui Pietro tradisce il posto di lavoro in cui si dimenticano gli affetti, il pretorio romano la gogna mediatica e il Calvario la tragica fine di un povero. Immagine di tanti che anche abitano i marciapiedi marmorei delle nostre metropoli.
A ciascuno il compito di vivere quanto celebrato. Lasciando che Cristo abiti le nostre passioni mentre noi ci accingiamo ad abitare la Sua.

SETTIMANA SANTA

21/3/2018

 
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ULTIMO QUARESIMALE, la confessione nell’icona biblica della risurrezione di Lazzaro

19/3/2018

 
Tre domande hanno fatto da scheletro all’ultima catechesi Quaresimale tenuta presso la chiesa dei Mortini e che aveva come titolo L’abbraccio della Chiesa, il sacramento del perdono. Che cosa intendiamo per “abbraccio ecclesiale”? Che tipo di sacramento è il sacramento del perdono? Nella cultura contemporanea è qualcosa di desiderabile questo abbraccio o è piuttosto qualcosa di fastidioso e imbarazzante? Don Michele, vicario parrocchiale, ha risposto a questi interrogativi inserendo il cammino penitenziale dei credenti nell’icona biblica della Risurrezione di Lazzaro. “L’abbraccio ecclesiale non si concretizza solamente tra due persone ma è un abbraccio corale. Sono molte le figure che animano la pagina evangelica di Giovanni. Ognuna compiendo un’azione propria. “C’è chi piange e chi consola, c’è chi muore e chi risorge, c’è chi toglie la pietra e chi slega le bende, c’è chi rimprovera Gesù e chi crede in lui. Così è anche di ogni azione sacramentale nella Chiesa – ha detto don Martinelli -. Non è mai un affare privato!”. Durante il sacramento del perdono, la parola efficace è quella di Cristo, come quel giorno a Betania. È lui che si fa vicino al penitente, fa togliere la pietra dalla sua coscienza, rivolge al Padre misericordioso la preghiera di intercessione e spinge a forza nel cuore di chi è ostaggio del peccato lo Spirito che libera e fa risorgere da morte. Ai preti, ministri del sacramento, il compito di sciogliere. Come era stato quello dei servi nella pagina evangelica: «liberatelo [dalle bende] e lasciatelo andare».
Si concludono qui gli appuntamenti di predicazione straordinaria nel tempo quaresimale. Da domenica si aprirà la Grande Settimana. Sempre capace di coinvolgere e affascinare. L’augurio è quello di lasciarsi anche convertire.

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VIA CRUCIS: venerdì 23 marzo il consueto rito sul sagrato

18/3/2018

 
Sette icone della Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Si chiama così la Via Crucis in programma il prossimo 23 marzo. Come è consuetudine, la sera del venerdì che precede la settimana santa, la comunità parrocchiale si da appuntamento sul sagrato della chiesa per riflettere e pregare dinnanzi al mistero della Passione e Morte del Signore. Una via crucis all’aperto. Segno di una Chiesa che non ha paura di uscire dalle sacrestie per parlare con il mondo. I giovani che hanno collaborato alla costruzione del progetto hanno pensato di proporre una lettura integrale della Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco, calandola in alcuni ambienti di vita quotidiani. Sarà così che tra gli altri ambienti, una tavola imbandita per la cena si trasformerà nel cenacolo e il balcone di Pilato nella gogna mediatica che espone giovani e adulti alla derisione e al giudizio di pancia. Sette ambienti nei quali Cristo ancora si rende presente con condividere la passione dei molti crocifissi della storia. Appuntamento venerdì 13 marzo alle ore 21. In caso di pioggia la preghierà si svolgerà in chiesa. 
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RITIRO ADULTI: la conversione è impegno di tutta la vita

18/3/2018

 
Intensa la riflessione proposta da don Maurizio Lucini nel ritiro quaresimale parrocchiale. È partito dalla Conversione: un atteggiamento e un impegno che non si esauriscono con la Quaresima e neppure con tutte le Quaresime che vivremo, ma che è l’impegno di  una vita per il credente! La Quaresima ci aiuta ad esercitarci e nessuno può considerarsi arrivato. La conversione che ci chiede Gesù non è etica, cioè diventare più buoni, Lui ci chiede di cambiare mentalità: cambiare modo di pensare, iniziare a pensare “secondo Dio”, non secondo gli uomini! Anche i discepoli fanno fatica ad abbandonare la mentalità del mondo e lo abbiamo visto leggendo i tre brani in cui  Gesù annuncia loro la propria morte e risurrezione.
Nel primo episodio (Mt. 16, 21-24) Gesù annuncia e Pietro reagisce, proprio come farebbe ognuno di noi, allontanando la morte e la sofferenza, ma Gesù lo ricaccia al suo posto e propone ai discepoli, e quindi a ciascuno di noi, di prendere la propria croce e seguirlo, imparando da lui.

Nel secondo episodio di nuovo annuncia la Pasqua (Mt. 17, 22-23) e i discepoli ascoltano e ne sono rattristati, non capiscono perché il loro cuore è indurito, allora Gesù pone in mezzo a loro un bambino come modello perché la conversione significa tornare ad essere come i bambini, puri di cuore, innocenti e docili. Infine nel terzo episodio (Mt. 20,17-27) di nuovo li prende in disparte e spiega loro cosa gli sarebbe successo, per tutta risposta arriva la mamma dei figli di Zebedeo a chiedere per i suoi due figli i posti migliori accanto a Lui nella Gloria. Ciò dimostra come le nostre logiche siano quelle della competizione mentre Gesù ci chiede la compassione, questa è la conversione che dobbiamo fare. Godere solo dell’amore che possiamo dare ai nostri fratelli, cum-patire, patire con i fratelli, soffrire con loro per amore non per una qualsiasi ricompensa questo è il dono più bello di una fede che davvero si incarna nella vita di ogni giorno.

 

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