Questa legge cerca di immaginare come, un paziente oggi in buona salute, possa ritrovarsi domani in condizioni di malattia; e chiede di decidere oggi, in salute, che terapie vorrà o non vorrà accettare nel momento in cui si troverà malato. In questo modo il soggetto coinvolto potrebbe correre il rischio di trovarsi “intrappolato” da una disposizione rilasciata precedentemente, in un momento diverso da quello in cui la disposizione stessa diventa efficace. Il problema è questo: si può decidere oggi per domani?
Questo provvedimento, spiega ancora il dott. Emiliani, “introduce una fenditura nella tutela del diritto alla vita”, che è il primo passo verso un piano inclinato che ha condotto a un aumento esponenziale dei casi di “dolce morte” in paesi come Olanda, Gran Bretagna e Belgio. Un ulteriore passaggio pericoloso, ha aggiunto, è quello sull’alimentazione e l’idratazione artificiali: sono sostentamenti vitali di base o sono una terapia che il paziente può decidere di sospendere? Tutto si gioca sulla differenza tra i concetti di terapia e di cura. Se la prima esprime l’insieme dei presidi e dei rimedi per curare una malattia, la seconda evidenzia l’intenzione di farsi carico del malato in quanto persona. Ma, conclude il dott. Emiliani, al medico è richiesto di mirare sempre al vero bene del paziente, ricordando che ogni malato porta con sé il valore di una vita unica ed irripetibile, e soffre una paura che condiziona ogni scelta: sentirsi abbandonato. |