Nel primo episodio (Mt. 16, 21-24) Gesù annuncia e Pietro reagisce, proprio come farebbe ognuno di noi, allontanando la morte e la sofferenza, ma Gesù lo ricaccia al suo posto e propone ai discepoli, e quindi a ciascuno di noi, di prendere la propria croce e seguirlo, imparando da lui.
Nel secondo episodio di nuovo annuncia la Pasqua (Mt. 17, 22-23) e i discepoli ascoltano e ne sono rattristati, non capiscono perché il loro cuore è indurito, allora Gesù pone in mezzo a loro un bambino come modello perché la conversione significa tornare ad essere come i bambini, puri di cuore, innocenti e docili. Infine nel terzo episodio (Mt. 20,17-27) di nuovo li prende in disparte e spiega loro cosa gli sarebbe successo, per tutta risposta arriva la mamma dei figli di Zebedeo a chiedere per i suoi due figli i posti migliori accanto a Lui nella Gloria. Ciò dimostra come le nostre logiche siano quelle della competizione mentre Gesù ci chiede la compassione, questa è la conversione che dobbiamo fare. Godere solo dell’amore che possiamo dare ai nostri fratelli, cum-patire, patire con i fratelli, soffrire con loro per amore non per una qualsiasi ricompensa questo è il dono più bello di una fede che davvero si incarna nella vita di ogni giorno.
Qual è il senso di questa iniziativa?
Penso che il senso più profondo di questa iniziativa sia quello di sensibilizzare tutta la comunità parrocchiale verso le necessità di persone in difficoltà, verso reali situazioni di fragilità all’interno della nostra comunità. Da quanti anni esiste? Non ricordo precisamente, ma sono diversi anni che in due occasioni, durante il tempo quaresimale e nella ricorrenza del nostro Santo Patrono cittadino, Sant’Omobono, si svolge questa iniziativa. Quante sono le persone assistite dalla nostra Caritas parrocchiale? In parrocchia sono molte le famiglie che contattano il Centro d’Ascolto parrocchiale, talora in modo discontinuo. Attualmente posso dire che ci sono circa 35 nuclei famigliari assistiti in modo continuativo, molti con più di un minore. I pacchi alimentari vengono preparati e distribuiti con cadenze diverse (settimanale, quindicinale, mensile) in base alle necessità (n.° di componenti, situazione economica, ecc.). In un mese vengono distribuiti dai 20 ai 24 pacchi. Che tipo di servizio offre la Caritas parrocchiale? La nostra Caritas Parrocchiale attualmente opera “istituzionalmente” con il Centro d’Ascolto aperto tutti i sabati dalle 16.00 alle 17.00 (ad esclusione di Luglio ed Agosto), ma grazie all’impegno dei sacerdoti e degli operatori, o grazie anche a segnalazioni da parte della Caritas Centrale o di altri gruppi parrocchiali, intercetta le varie richieste cercando, anche con grandi difficoltà, di provvedere ad esse nel corso di tutto l’anno. Nel corso di questi anni abbiamo assistito ad una evoluzione nelle richieste. Se nei primi anni erano beni materiali (abiti, mobili, suppellettili per la casa) ad essere maggiormente richiesti, in relazione all’arrivo di numerosi nuclei familiari da paesi dell’Est Europa (Romania, Moldavia..) o dal Nord Africa (in particolare Marocco) oggi è la mancanza di lavoro e di conseguenza la difficoltà di avere o mantenere un alloggio, di far fronte ad affitti, bollette, spese scolastiche e mediche il problema maggiore che coinvolge sempre più famiglie, anche italiane. Spesso dobbiamo confrontarci con situazioni che richiederebbero interventi da parte dei Servizi Sociali, o di altre Istituzioni, ma senza voler colpevolizzare nessuno, ci sono grosse difficoltà in tal senso. I beni di consumo raccolti riescono a coprire le esigenze di tutto l’anno? Con rammarico devo dire che purtroppo, nonostante la generosità della nostra Parrocchia, quanto raccolto nelle Giornate Parrocchiali della Carità, non è sufficiente a coprire le molteplici necessità di un intero anno.
“Il cristiano non è a confronto con una Legge ma con una Persona”. A partire da questa affermazione don Pietro Bonometti ha svolto il terzo quaresimale in programma presso la chiesa dei “mortini”. Non basta credere nell’esistenza di Dio ma bisogna costruire una reale e seria relazione con Lui, riconoscendolo Signore della propria vita. In questa logica, ogni forma di peccato, dal più “veniale” a quello mortale non è considerata tanto una trasgressione alla norma ma una vera e propria offesa alla Persona stessa di Dio, cedimento o frattura nella relazione d’amore con Lui.
Il credente da sempre ha avuto modo di identificare il proprio peccato seguendo alcuni schemi quali il decalogo, il duplice comandamento dell’amore o analizzando pensieri, parole, opere e omissioni della propria vita. E anche se la società contemporanea condiziona non poco le sue scelte, l’uomo è tuttavia dotato di libertà. Don Pietro ha insistito oltremodo sull’importanza di avere una coscienza formata. Citando Gaudium et Spes ha ribadito che la coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità, chiamandolo ad amare, a fare il bene e a fuggire il male. Bisogna rifuggire pertanto frasi fatte che giustificherebbero ogni azione umana come espressione libera della propria coscienza. La Coscienza umana, infatti, deve essere formata e non deformata, limpida e non obnubilata. Il cristiano trova anzitutto nella Parola di Dio luce al suo cammino e nei principi della moralità una pista da seguire e trasmettere fin dai primi anni di vita.
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