L'altare bronzeo
di Mario Rudelli
AUTORE
L’altare in bronzo della parrocchiale di San Sebastiano in Cremona è opera del maestro milanese Mario Rudelli, docente all'Accademia di Brera e già noto in città per altre opere d'arte ospitate in Cattedrale e nella rettoria di santa Margherita e Pelagia. Mario Rudelli ha avuto come maestri Francesco Messina ed Enrico Manfrini e ha avuto, tra l'altro, l'onore di partecipare alla realizzazione della Cappella privata del Papa in Vaticano. Altre sue opere sono ospitate nel Duomo di Milano, nella cattedrale di San Francisco e nei presbiteri del duomo di Torino, Pinerolo e Treviso, nonché nella Basilica superiore di san Francesco ad Assisi.
OPERA
L'altare è stato fuso con l'antica tecnica delle cera persa. In sintesi è un'opera unica, non riproducibile e di grandi dimensioni. E' lungo infatti più di due metri, alto e profondo quasi uno, e risponde alle esigenze liturgiche emerse durante il Concilio Vaticano Secondo. Il sacerdote che officia il rito rivolto verso i fedeli. E verso l'altare convergono le linee prospettiche dell'edificio.
La fusione bronzea rappresenta La moltiplicazione dei pani, un evento della vita di Gesù raccontato dai vangeli. L’artista ha scelto la versione di Giovanni, l’unico dei quattro evangelisti che fa cenno ad un ragazzo presente all’avvenimento: “Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C`è qui un ragazzo che ha cinque pani d`orzo e due pesci” (Gv6,8-9). Inutile identificare con precisione le altre figure che circondano Gesù. Molto probabilmente possiamo individuare Andrea, il fratello di Simon Pietro. L’evangelista Giovanni, infatti, sostiene sia lui a presentare al Maestro il ragazzo a cui appartenevano i “cinque pani d’orzo e i due pesci” (Gv 6,9). Nell’opera è rappresentato alle spalle del giovane, mentre gli preme il braccio, quasi per invitarlo ad offrire il suo dono. La figura posta immediatamente dietro di lui a destra è forse quella di Filippo, il discepolo al quale Gesù pose la domanda dalla quale scaturì il segno prodigioso: “dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” (Gv 6,5) Nel Testo Sacro Filippo non trova risposta. La sua è un’amara constatazione: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo” (Gv6,7). Nella fusione quest’uomo è l’unico rappresentato a mani vuote, il suo volto appena accennato, di tutti il più incredulo o forse stupito. Ma ecco sopraggiunge sulla scena gli altri discepoli recanti alcune ceste vuote, ad indicare la fede in Colui che solo può colmare l’attesa. Tra loro immaginiamo Pietro il fratello di Andrea ma anche Natanaele e Tommaso, i cinque discepoli finora menzionati nel testo giovanneo uniti logicamente allo stesso discepolo/evangelista. Se anche nei vangeli sinottici è possibile ravvisare nel racconto della moltiplicazione dei riferimenti eucaristici, è prerogativa di Giovanni collocare l’avvenimento nel contesto pasquale: “Era vicina la Pasqua dei giudei”. Importante e significativo allora collocare questa scena ai piedi di un altare. Lo stesso momento teologico, infatti, la comunità cristiana lo vive ogni qualvolta celebra il sacrificio eucaristico: celebra, mangia e annunzia la Pasqua del Signore finché Egli venga. |
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