LA GRANDEZZA DI UNA VITA
Lunedi 12 febbraio è una giornata uggiosa, sul pullman si controlla di continuo la situazione fuori dai finestrini: da Bologna in poi si è accompagnati dalla pioggia. Scesi dal pullman tutti i 32 ragazzi di San Sebastiano dalla prima media alla seconda superiore, insieme ai loro catechisti e a don Michele, fanno l’ultimo tratto di strada a piedi. E’ inverno, c’è freddo e piove lungo quei cinque chilometri in salita che, abbandonato il pullman, separano da Barbiana. Ad ogni curva ci si deve fare coraggio sostenendo che sarà l’ultima! Ma poi nella foschia eccole apparire, una canonica e una chiesetta sperse nel nulla: comincia la magia di una giornata alla scoperta di un prete indimenticabile, don Lorenzo Milani. Per scaldarsi i volontari della fondazione permettono ai ragazzi di pranzare al sacco nell’unica stanza della canonica dotata di stufa. E’ la piccola aula dove don Lorenzo faceva scuola 365 giorni l’anno ai ragazzi, figli di pastori e contadini che vivevano nelle casupole sparse nei boschi intorno a Barbiana. Intanto che si pranza ci si sofferma ad osservare i tanti cartelloni scritti dagli allievi durante le lezioni e appesi alle pareti dell’aula. Poi ci si reca nella chiesetta per la celebrazione della messa. E’ freddissima, ma forte è l’emozione di sedere nei banchi dove stavano gli allievi di don Lorenzo e significativa l’omelia di don Michele che, ricordando ai ragazzi la frase scritta dal priore in una lettera alla madre “…La grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta…”, li invita a portarla sempre con loro quando si troveranno, in futuro, a fare scelte di vita significative. Si ritorna poi in canonica dove i ragazzi ascoltano la testimonianza di Riccardo, volontario della fondazione don Milani. Riccardo ricorda ai ragazzi lo sguardo di attenzione del priore verso gli ultimi, legge stralci del suo libro “esperienze pastorali”, li invita a fare proprio il motto “I care” affisso da don Lorenzo sulla porta dell’aula, inteso come mi riguarda tutto ciò che accade, che mi piaccia o meno. La scuola di Barbiana aveva al centro del suo interesse sempre il ragazzo e i suoi bisogni, l’intreccio tra teoria, agire e vita vissuta. Mai nessuno andava avanti rispetto agli altri. Si doveva camminare insieme, e se uno rimaneva indietro veniva preso per mano e portato al livello degli altri. Era una scuola nata per gli ultimi, per coloro che non avrebbero mai potuto frequentare una scuola. Don Lorenzo voleva insegnar loro il valore delle parole, poiché solo attraverso esse i ragazzi avrebbero potuto farsi domande di senso e cercare risposte con uno sguardo attento al mondo, aiutati dal priore che indicava sempre gli obiettivi alti. Per questo era importante parlare più lingue straniere e leggere i quotidiani. La testimonianza si conclude con questo augurio: “Oggi non vi consegneremo cartoline di Barbiana, né gadget…nulla di materiale, vorremmo che oggi lasciaste Barbiana portandovela nel cuore, comprendendo il suo spirito”. Dopo una visita all’officina e alla piccola piscina scavata dai ragazzi ci si reca al cimitero. Nel silenzio di questo minuscolo camposanto Riccardo legge uno stralcio di lettera scritta da don Milani al Cardinale di Firenze come ennesimo tentativo di un riconoscimento che in vita non arriverà mai: “…ho badato ad accettare tutto in silenzio perché volevo pagare i miei debiti con Dio. E Dio invece mi ha indebitato ancora di più: mi ha fatto accogliere dai poveri, mi ha avvolto nel loro affetto. Mi ha dato una famiglia grande, misericordiosa, legata a me da tenerissimi e insieme elevatissimi legami. Qualcosa che temo lei non abbia mai avuto…” e la parte conclusiva del testamento lasciato ai suoi ragazzi: «Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi, non è vero che non ho debiti verso di voi. L’ho scritto per dar forza al discorso! Ho voluto più bene a voi che a Dio. Ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. Un abbraccio, vostro Lorenzo». Una preghiera commossa sulla tomba di don Lorenzo e poi il ritorno verso casa, con la speranza che i ragazzi possano portare davvero dentro il loro cuore, da questo momento in poi, un pezzetto di Barbiana. |
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