Riferendosi alle parole dell’apostolo Giovanni, monsignore ha insistito sul fatto che “nessun uomo ha mai visto Dio” (1Gv4,12). La sua entità, infatti, è qualcosa che sfugge ai nostri sensi umani. Tuttavia - è sempre Giovanni che lo scrive – Gesù Cristo, che è Dio, ce Lo ha rivelato (cfr Gv18). Da qui l’invito a non credere a chi pretende di spiegare con le sole parole l’esistenza di Dio e di conseguenza nemmeno a chi pretende di negare, con ragionamenti logici, la sua esistenza. È solo frequentando il Figlio unigenito Gesù, che diventa possibile conoscere qualcosa della presenza divina. Invocando il dono dello Spirito Santo - ha continuato monsignor Marchesi rivolgendosi ai cresimandi- invocate l’aiuto necessario per una vita bella, buona, onesta e fruttuosa il più che sia possibile. Non sempre la vita può essere bella, ma le altre caratteristiche dipendono in gran parte da chi ne è protagonista. Proprio per questo si ritiene necessario l’aiuto dei genitori, primi responsabili della crescita umana e cristiana dei loro figli.
Questa legge cerca di immaginare come, un paziente oggi in buona salute, possa ritrovarsi domani in condizioni di malattia; e chiede di decidere oggi, in salute, che terapie vorrà o non vorrà accettare nel momento in cui si troverà malato. In questo modo il soggetto coinvolto potrebbe correre il rischio di trovarsi “intrappolato” da una disposizione rilasciata precedentemente, in un momento diverso da quello in cui la disposizione stessa diventa efficace. Il problema è questo: si può decidere oggi per domani?
Questo provvedimento, spiega ancora il dott. Emiliani, “introduce una fenditura nella tutela del diritto alla vita”, che è il primo passo verso un piano inclinato che ha condotto a un aumento esponenziale dei casi di “dolce morte” in paesi come Olanda, Gran Bretagna e Belgio. Un ulteriore passaggio pericoloso, ha aggiunto, è quello sull’alimentazione e l’idratazione artificiali: sono sostentamenti vitali di base o sono una terapia che il paziente può decidere di sospendere? Tutto si gioca sulla differenza tra i concetti di terapia e di cura. Se la prima esprime l’insieme dei presidi e dei rimedi per curare una malattia, la seconda evidenzia l’intenzione di farsi carico del malato in quanto persona. Ma, conclude il dott. Emiliani, al medico è richiesto di mirare sempre al vero bene del paziente, ricordando che ogni malato porta con sé il valore di una vita unica ed irripetibile, e soffre una paura che condiziona ogni scelta: sentirsi abbandonato.
Qual è il senso di questa iniziativa?
Penso che il senso più profondo di questa iniziativa sia quello di sensibilizzare tutta la comunità parrocchiale verso le necessità di persone in difficoltà, verso reali situazioni di fragilità all’interno della nostra comunità. Da quanti anni esiste? Non ricordo precisamente, ma sono diversi anni che in due occasioni, durante il tempo quaresimale e nella ricorrenza del nostro Santo Patrono cittadino, Sant’Omobono, si svolge questa iniziativa. Quante sono le persone assistite dalla nostra Caritas parrocchiale? In parrocchia sono molte le famiglie che contattano il Centro d’Ascolto parrocchiale, talora in modo discontinuo. Attualmente posso dire che ci sono circa 35 nuclei famigliari assistiti in modo continuativo, molti con più di un minore. I pacchi alimentari vengono preparati e distribuiti con cadenze diverse (settimanale, quindicinale, mensile) in base alle necessità (n.° di componenti, situazione economica, ecc.). In un mese vengono distribuiti dai 20 ai 24 pacchi. Che tipo di servizio offre la Caritas parrocchiale? La nostra Caritas Parrocchiale attualmente opera “istituzionalmente” con il Centro d’Ascolto aperto tutti i sabati dalle 16.00 alle 17.00 (ad esclusione di Luglio ed Agosto), ma grazie all’impegno dei sacerdoti e degli operatori, o grazie anche a segnalazioni da parte della Caritas Centrale o di altri gruppi parrocchiali, intercetta le varie richieste cercando, anche con grandi difficoltà, di provvedere ad esse nel corso di tutto l’anno. Nel corso di questi anni abbiamo assistito ad una evoluzione nelle richieste. Se nei primi anni erano beni materiali (abiti, mobili, suppellettili per la casa) ad essere maggiormente richiesti, in relazione all’arrivo di numerosi nuclei familiari da paesi dell’Est Europa (Romania, Moldavia..) o dal Nord Africa (in particolare Marocco) oggi è la mancanza di lavoro e di conseguenza la difficoltà di avere o mantenere un alloggio, di far fronte ad affitti, bollette, spese scolastiche e mediche il problema maggiore che coinvolge sempre più famiglie, anche italiane. Spesso dobbiamo confrontarci con situazioni che richiederebbero interventi da parte dei Servizi Sociali, o di altre Istituzioni, ma senza voler colpevolizzare nessuno, ci sono grosse difficoltà in tal senso. I beni di consumo raccolti riescono a coprire le esigenze di tutto l’anno? Con rammarico devo dire che purtroppo, nonostante la generosità della nostra Parrocchia, quanto raccolto nelle Giornate Parrocchiali della Carità, non è sufficiente a coprire le molteplici necessità di un intero anno.
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